TITANO XCO 2019 è finito e con lui anche la pioggia che qualche minuto dopo la fine delle premiazioni ha smesso di cadere, lasciando balenare qualche raggio di sole che ha colorato di rosso le nuvole, fino a qualche minuto prima nere come il carbone. Sullo sfondo il Carpegna è bianco di neve, gli atleti rientrano nel caldo dei loro hotel e gli organizzatori e volontari smontano la macchina organizzativa che dura da mesi.
TITANO XCO: Un sogno realizzato
Troverete in poche altre zone un’organizzazione come quella della Federazione Sammarinese Ciclismo e del San Marino MTB. Un gruppo capace in due anni di creare un evento internazionale sbagliando poco e niente. Noi del Caveja Bike Cup abbiamo avuto la fortuna di essere parte di questo fantastico e indimenticabile evento.
Domenica ore 13.30: inizia a tuonare, poi a piovere e inmenchenonsidica, la polvere e i sentieri veloci del sabato si trasformano in un pericoloso scivolo da fare anche a piedi. La nebbia inizia a filtrare nel bosco, la luce si spegne, la pioggia impetuosa bagna tutto e tutti. Ma se questa potrebbe sembrare una giornata rovinata definitivamente, c’è una cosa che più di tutte risuona nell’aria appena terminata la gara femminile: è la quiete. La gente si ripara come e dove può. Molti fuggono. E a rimanere sono solo gli estremi appassionati di questo sport. Non un pubblico casuale. Quello vero, quello al quale non gli importa nulla né di sporcarsi, né di bagnarsi dalla testa ai piedi.
Mai vista così tanta pioggia
Trenta minuti prima della partenza della gara ELITE gli unici rumori che si sentono sono quelli delle gocce di pioggia che sbattono su qualsiasi cosa trovino lungo il loro cammino, la gente continua a guardare al cielo sperando in un miracolo ma le nuvole nere cariche di pioggia sono sempre più fitte… Appena 20 minuti dopo però sono di nuovo tutti li a vedere la partenza della gara ELITE, a vedere il 7 volte campione del Mondo Nino Schurter e tutti gli altri che quest’oggi lo sfideranno.
Sono 60 minuti di inferno, di bici che scivolano, di cadute, di fango negli occhi, di fatica, di sudore che si mischia alla pioggia persistente e… di spettacolo. La gente non solo non è andata via, ma è anche arrivata. “Si fanculo la pioggia, quando mi ricapita”. Tutti li sotto, a far tremare i tronchi dal tifo, a voler esserci a tutti i costi, a imparare lezioni che non ti insegnano a scuola.
Già le lezioni… probabilmente delle condizioni così non avrebbero permesso nemmeno tutta la gara amatoriale. Avrebbero anzi alimentato inutili polemiche tra chi voleva correre e chi invece non ci pensava nemmeno. Un professionista invece non ha tempo per queste cose, lui corre, col fango, con la pioggia e se serve anche con la neve… È preparato a tutto per il semplice fatto che è il suo lavoro. La nostra invece è semplice passione. Ma al di la di questo una cosa importante l’abbiamo imparata. Che qualunque sia il terreno e la difficoltà davanti a noi, chi vuole una cosa troverà sempre una strada, avendo sempre il coraggio di provarci…
La giornata volge al termine, i sentieri rimangono marchiati dalle centinaia di ruote transitate, l’asfalto è marrone di terra caduta dai copertoni, l’erba sul tracciato ormai inesistente, gli alberi sporchi dalle botte degli atleti che scendevano come palline da flipper giù per il settore “trincea” del percorso. I tronchi ancora li, scivolosi solo a guardarli. Qualcuno ha avuto coraggio, altri no, altri ancora sono caduti, ma questo è il ciclismo, questa è la vita…
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