Sono le 19 di sabato sera a Villagrande quando il tiepido sole del sabato, viene spento da un lampo che anticipa l’imminente temporale. Il cielo si chiude, il vento freddo si innalza e la pioggia si abbatte su tutta la zona. Il triste epilogo per una macchina organizzativa, che a meno di 15 ore dal lavoro durato mesi, si trova davanti ad un grosso bivio di decisioni da prendere subito. Attivare il percorso alternativo non vuol dire solo girare 4 frecce per il fango; il fango ci sarebbe uguale… Significa garantire la sicurezza a tutti gli atleti nel tracciato, verificare la fattibilità e rivoluzionare tutta la macchina organizzativa, a partire dai volontari e le ambulanze.
L’indomani, alle ore 6 e trenta del mattino ci incontriamo subito. Ha appena smesso di piovere dalla sera prima. La moto parte per una ricognizione e tutto il personale è pronto per il “piano B”. Il fango c’è ed è inevitabile ma poco meno di un ora dopo Martino (l’apripista) torna. La scelta è difficile. Il Palazzolo è pieno di pietre bagnate e la Gavina è un lungo scivolo di 2 chilometri, ma proprio in quei minuti frenetici che ci separano da una decisione drastica, il cielo improvvisamente si colora di un azzurro acceso e in pochi minuti il calore del sole asciuga le lingue d’asfalto…
Potenziamo le postazioni di soccorso coprendo ben 5 punti critici in tutto il tracciato e, garantita sicurezza e fattibilità, senza rancori confermiamo il percorso originale. Il fango c’è, ma ci sarebbe stato in tutti i casi. Ma il ciclone che ci ha colpito nella notte, per un segno del destino si è arrestato improvvisamente, aiutandoci in questa difficile scelta. In griglia di partenza ci sono pareri un po’ diversi. C’è chi dice scelta giusta o no, ma in ogni caso tutti pronti per la propria gara. Anche se il meteo ha frenato bruscamente centinaia di atleti, circa 460 iscritti in piazza a Villagrande coloravano il cielo ormai sgombro di nuvole.
Si parte a tutto gas e inizia subito la bagarre. Nella prima parte del tracciato che assomigliava molto ad un Cross Country, Simone Lunghi (MondoBici) prende subito il sopravvento sugli altri, arrivando al diciottesimo chilometro da solo al comando con più di un minuto sui diretti inseguitori Marco Francioni (Nob) e Puglisi Daniele (Black Road).
Nei loro mezzi pieni di fango e nei loro volti già affaticati, si capisce subito che quella di oggi, sarebbe stata una bella impresa anche solo finirla. Il tracciato già impegnativo con terreno asciutto ora è reso ancor più difficile dal fango e dalle pietra bagnate. Ma la Mountain Bike è bella per questo. Mai scontata, noiosa e facile. Lunghi lo sa bene… Nella dura e lunga salita del Palazzolo, resa ancora più dura dalla bici piena di fango, Simone allunga ancora e inizia la tecnica discesa senza esagerare sapendo di avere un sicuro vantaggio.
Le sue tattiche però durano poco, perché poche centinaia di metri più in basso Simone Lunghi taglia il copertone posteriore ed è costretto a ritirarsi. Quando Francioni e Puglisi sorpassano lo sfortunato avversario del MondoBici Tecnoplast i due ragazzi iniziano a darsele di santa ragione. Sanno che possono giocarsi questa vittoria e Luca allunga su Daniele che nel frattempo accusa e si fa riprendere da Garelli Davide (Nob). In cima al Gpm del Monte Carpegna, Francioni passa con un minuto sul compagno di squadra e su Daniele Puglisi (Team Black Road) prima della delicatissima discesa della Gavina, ripida e resa molto scivolosa dalle piogge della notte. Francioni controlla, mentre dietro è ancora lotta spietata.
Da dietro Cristian Fabbri (Team Passion Faentina) viene giù a missile, come se il sentiero fosse bello asciutto e in 6 minuti e 15 secondi recupera gran parte delle posizioni perse in salita avvicinandosi alla top five e vincendo la classifica Strava sul tratto cronometrato. Meno dieci al traguardo… Francioni affonda e guadagna ancora, Garelli rimane solo in seconda posizione e Puglisi cerca ti tenere duro per la terza piazza.
Poco più indietro Zama, Ghiselli, Bravaccini e Galamini risalgono dalle macchiette Xc, come delle vere moto da trial. Manca solo una discesa, quella della Casaccia. Velocissima e resa molto pericolosa dalle pietra bagnate. Francioni viene giù talmente forte che le tre moto apripista devono aprire tutto il gass che hanno per stare davanti, mentre dietro ormai gli atleti non si vedono più tra loro e controllano per arrivare indenni al traguardo.
Negli ultimi 300 metri che portano Marco Francioni alla vittoria, la strada sale per l’ultima volta al 15%. Marco pedala a destra e sinistra della carreggiata, non c’è la fa più, ma il tifo è tutto per lui… Si gira una volta a destra e una volta a sinistra. Controlla che dietro non ci sia più nessuno e alza le mani al cielo sotto l’arco rosso del traguardo. Sì è lui il vincitore della seconda edizione della Gran Fondo Caveja – La Via dei Borromeo.
Alla spicciolata arrivano piano piano anche il secondo (Garelli Davide – Nob) e Daniele Puglisi (Black Road Asd) e poi via via tutti gli altri, sporchi ma felici per l’impresa appena terminata.
Tra le donne, ancora una volta Valeria Bartolini (Torpedo bike) la fa da padrona per la seconda volta, rifilando oltre 30 minuti alla compagna Maccherozzi Marta. Ma per gran parte del gruppo la gara è tutt’altro che finita. Molti al 18° km hanno preferito optare per il percorso corto, ma chi ha avuto il coraggio di osare ancora è la in mezzo al bosco e al fango.
Il Monte Palazzolo è una lunga processione di atleti che a fatica risalgono la ripida lingua bianca. In cima al Monte Carpegna molti si fermano per una foto ricordo dove qui, il panorama è mozzafiato. All’arrivo arriveranno tutti sani e salvi, sporchi e felici.
Ognuno con la sua storia epica da raccontare. Roberto Podeschi appena arriva non va al lavaggio bici o a fare la doccia, ma ci cerca per dirci quanto si sia divertito.Raggi Fabio, al contrario di centinaia di persone è venuto appositamente per il fango. Battelli Simone aveva la bici talmente intasata che, persa la borraccia, ha dovuto fare pipì nel cambio per riuscire ad andare avanti. Cristian Di Giuli, che nonostante la giornata pessima ha svoltato per il percorso lungo senza esitazione e con grande orgoglio è arrivato fino in cima al Monte Carpegna. Rosti Simone che nonostante era tutto nero e coperto di fango lo riconoscevi da lontano con il suo sorriso a 32 denti in qualsiasi tratto del tracciato. Nicolini Marco che appena arrivato ci ha stretto la mano per essersi così divertito e per il gel che ha ricevuto al ristoro dell’Eremo che a suo dire, gli ha salvato la giornata… (Sì, c’erano gel per tutti al ristoro). Stefano Salvatori e Marco Calise, eterni rivali che si abbracciano all’arrivo. Ugolini Roberto che fino a due giorni fa ci ha aiutato nella tracciatura del percorso e oggi era li tra i primi 30, felice come un bambino che gioca nella neve. Curlo Fabrizio, Tosi Marco e la sua cricca, che non perdono mai occasione per far ridere con qualche boiata, qualsiasi persona li circondino. E poi ancora i fratelli Tiberi, Luca Riceputi, e tutti gli altri… Ognuno con la propria storia… Ne abbiamo sentite tante durante il ristoro con brioche, frutta, dolci e pasta party per tutti, fino alla cerimonia di premiazione finale all’interno della sala congressi del comune di Montecopiolo, quando ormai il ciclone Medusa si era riappropriato del cielo e dopo la tregua concessa, ha rincominciato a buttare giù acqua a catinelle.
Ci sono tante persone ai quali dobbiamo ringraziare. Da Martino, l’apripista che ha coordinato tutte le persone sul percorso, al servizio medico che ha reso sicura ogni parte del tracciato.
Dalla Pro Loco di Montecopiolo al GVM di Montecopiolo, una macchina organizzativa talmente organizzata, che due anni fa ha permesso un arrivo di tappa al Giro d’Italia in memoria di Marco Pantani. I Volontari del Gruppo Atena, che sia al ristoro dell’Eremo, che al ristoro finale, vi hanno servito con grande cordialità e serietà. A tutte le donne che hanno cucinato e hanno preparato crostate fatte in casa per tutti, al Sindaco di Montecopiolo che stamattina ha dato il via ufficiale alla manifestazione e ha permesso tutto questo. Food Science di San Marino che ha organizzato tutti i pacchi gara, semplici ma estremamente utili. Jacopo Maiani che lunedì ha pulito tutta la discesa della gavina con motosega e rastrello. E poi ancora Renzo, Martino, Jacopo,Agostino, Andrea…
Sono solo alcuni dei nomi che hanno passato intere serate a pianificare in modo egregio una manifestazione destinata a diventare una classica del nostro ciclismo per l’imbarazzante cifra di 10 euro in abbonamento al Caveja e 15 euro in preiscrizione. E un grazie a voi, che avete accettato le nostre scelte senza polemiche e alla fine vi siete divertiti, che avete avuto rispetto per la natura non gettando rifiuti e che ci avete dato la massima fiducia. Un grazie a tutti, quelli che contribuiscono a giornate così belle… W il Caveja, W la Mountain bike…
Foto Dan Petcu