Ci sono volute circa 24 ore per metabolizzare quella che per noi biker purosangue sarà una delle scelte più dibattute degli ultimi anni. Torni a casa, apri internet e leggi un articolo intitolato: “Fontana passa all’E-Bike” EH CHE CAZZO! Ogni persona che non voglia trarre conclusioni affrettate dopo aver letto un titolo di poche battute, per lo meno entra nell’articolo e si documenta un po’ (e se non lo avete fatto allora fatelo) e alla fine scopri che almeno la notizia non è poi così tragica come il titolo voleva far sembrare. O quasi…
C’è da fare un’importante premessa: non siamo contro il mondo delle E-Bike. Anzi, le abbiamo provate e ci sono piaciute. Non è questo il punto. Qual è allora? Proviamo a spiegarlo facendo un semplice paragone con un altro sport: lo sci. Se dici mi piace sciare, probabilmente non ne hai un’idea. Ci sono tante tipologie di sci: fondo, alpino, alpinismo, ecc. E se sei appassionato di una di queste specialità, probabilmente non lo sei altrettanto di un’altra. Parliamoci chiaro… Salire una montagna con le pelli di foca, quando senti l’odore del sangue nei polmoni, non è uguale a salirla con la una cabinovia seduti e al caldo. E’ vero, abbiamo la discesa in comune ma i primi non lo fanno per la discesa, i secondi invece sì. Sono tutte cose belle ed emozionali nel loro ambito ma non sono la stessa cosa. Ecco, ieri sera alla lettura di quell’intervista mi sono sentito molto Alberto Tomba su delle pelli di foca. Ognuno di noi ha una storia che conosce solo lui e chi giudica è ridicolo nel vero senso della parola (e purtroppo Facebook apre molte bocche che le danno solo aria). La stima che abbiamo per Fontana e la pelle d’oca che ci ha fatto venire svariate volte in Coppa del Mondo o dal vivo è unica e ineguagliabile. Ma il Cross-Country (per chi lo ama come noi) ieri sera ha ricevuto una bella martellata in mezzo alle gambe. Già in sofferenza in Italia e nel mondo amatoriale non può permettersi che persone carismatiche del calibro di Marco possano svanire così nel nulla. E’ chiaro che noi tutti nei nostri ambiti lavorativi cerchiamo ogni giorno stimoli nuovi e opportunità più convenienti (c’è qualcuno di voi che lavora gratis?). Ma quello che ci fa incazzare è che uno degli atleti più forti al mondo cerchi stimoli altrove. E non stiamo parlando dell’ultimo dei Moicani, ma di uno che entra nei primi 20 di Coppa del Mondo quando va piano e nei primi 10 dello Short-Track. Ci sono ragazzi che stamperebbero banconote false per essere a quel livello. Ma oggigiorno sembra che o vinci o non conti niente. Poi è inutile che facciamo tutti i giorni un sacco di pugnette sul fatto che il Cross-country è l’unica disciplina olimpica della MTB e bla bla bla e bla bla bla, quando la visione nel suo insieme è finalizzata a tre atleti e a Red Bull Tv. Capiamo la scelta professionale di Marco? Assolutamente sì. La condividiamo? Assolutamente no. La domanda che oggi però, tutti noi ci dobbiamo fare non è se Fontana ha fatto bene o male. La domanda corretta che ci dobbiamo fare oggi è: può il Cross-Country permettersi di perdere certi pezzi?