Ora o mai più…
Ora o mai più…

Ora o mai più…

Diciamoci la verità. Chi avrebbe mai pensato che un italiano, Luca Braidot nel 2022 facesse una doppietta in World Cup XCO? Nessuno!

Sapete perché? Perché non abbiamo questa cultura. Quando 10 anni fa partimmo col Caveja Bike Cup nella disciplina Cross-Country, ci diedero dei pazzi. “Ormai le gare a circuito sono morte!” Ci dicevano tutti. Ora, dopo un decennio non solo siamo una realtà nazionale, ma abbiamo ammutolito chi era convinto di questo. Tuttavia però in Italia ancora lo sport olimpico per eccellenza non è riconosciuto come dovrebbe. La maggior parte di chi pratica Mtb lo fa per puro diletto e solo una parte, sempre minima, corre a livello agonistico. L’amatore da noi è visto spesso come un esaltato e un drogato (e per carità, ogni tanto ci azzeccano, ma come si dice: “Sport che vai, esaltato che trovi…).

Luca Braidot nella sua pagina FB ha meno seguaci del Caveja Bike Cup? Come è possibile che un’atleta del suo calibro sia conosciuto da nessuno? “Chi ha vinto? Braidot… Chi?” Anche questo abbiamo sentito in due settimane. Dopo Lenzerheide i soliti scemi del villaggio hanno dato il merito della vittoria alla caduta di Nino e Flückiger, oggi invece cosa diranno? Coincidenze, culo, fortuna? No, merito PUNTO.

Portiamo a casa un bis storico, mai fatto prima e lo facciamo con il minimo sindacale di interessamento, di cultura, di impianti dedicati.

Dovrebbe essere questo IL MOMENTO giusto per guardarsi negli occhi e invogliare veramente a una cultura agonistica che sta scomparendo. Le Gran Fondo vivono grazie ai 40-50 e 60enni. Le gare XC sono condizionate dalle norme stupide di enti che se hai un tesserino puoi partecipare, se no stai a casa quando l’apertura mentale nel mondo amatoriale (rivolta soprattutto ai giovani) dovrebbe essere totale. Facciamo alzare i nostri ragazzi alle 4 del mattino, gli facciamo fare 200 km in auto, correre sotto 40 gradi perchè magari la gara vicino casa è di un altro ente e quindi non ci puoi andare. Li facciamo correre con lo stress a 8-10 anni. Poi ci lamentiamo che alla prima occasione questi ragazzi mollino.

Questo dovrebbe essere IL MOMENTO giusto di aiutare gli organizzatori a far fare gare giovanili e a far partecipare tutti i ragazzi che vogliono a prescindere dal tesserino. Supportare gli organizzatori nella sburocratizzazione degli eventi e nei permessi. Aiutarli (anche a livello economico) nell’organizzare gare dove le entrate delle iscrizioni sono ZERO.

Questo dovrebbe essere IL MOMENTO giusto per cambiare. Ora o mai più…

Foto Credit. Uci MTB